La cosmesi negli ultimi anni ha cercato di essere più “green” anche nei processi chimici che la definiscono e sono parte della cosmesi biologica, “figlia” del concetto di biologico che ha fatto da apripista nell’agroalimentare fin dal primo regolamento CEE del 1991. Ma gli standard privati sono troppi, mentre manca ancora una regolamentazione univoca e pubblica.
Si è parlato di questo, e molto altro, il 09 Settembre al convegno “Dalla chimica verde al cosmetico biologico” di CCPB e SISTE (Società Italiana Scienze e Tecniche Erboristiche) Consorzio il Biologico per SANA 2013.
Dalle relazioni degli esperti è emerso come siano diversi i valori aggiunti per le aziende del settore che scelgono di certificare i loro prodotti. Si va dalla crescita della (e nella) responsabilità del sistema produttivo, all’elevazione del livello qualitativo del sistema produttivo, passando per il rafforzamento di una leale competizione fra gli operatori della filiera e il trasferimento al mercato ed al consumatore di concetti e contenuti univoci in relazione ai processi ed ai prodotti certificati.
“La cosmesi biologica e naturale rappresenta una delle risposte che il sistema produttivo sta cercando di offrire a un mercato e a un consumatore sempre più alla ricerca di maggiore naturalità, intesa come equilibrio e rispetto delle risorse naturali”, ha spiegato Fabrizio Piva, Amministratore delegato CCPB. Ma finora la presenza di troppi standard privati non ha favorito la trasparenza e la competizione leale.
È per questo che chi ha responsabilità di regolazione del mercato dovrebbe definire e fissare norme pubbliche uguali per tutti, in modo che il settore non sviluppi una concorrenza “al ribasso”, ma risponda in modo esaustivo alle richieste del mercato. “Molte aziende scelgono gli standard più facilmente applicabili o, peggio, non percorrono la strada dell’applicazione di un determinato standard e della conseguente certificazione”, conclude Piva.
Per Vincenzo Paolo Maria Rialdi, presidente Mapic – Federchimica, la sostenibilità “è un concetto di filiera e come tale deve essere partecipato da tutti gli attori che vi operano, attraverso la consapevolezza, la competenza specifica e la diffusione di una cultura di responsabilità e di condivisione. In questo processo, l’ingrediente cosmetico può offrire un contributo determinante. Criteri, dinamiche tecnologiche, flussi di processo e priorità sono analizzati con l’obiettivo di aprire un canale di comunicazione stabile ed efficace“.
FONTI:
https://www.greenbiz.it/speciale-sana-2013/8142-sostenbilita-cosmetici-biologici